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Immagine del redattoreCucinedalMondo5

Champagne: "bollicine da capogiro"


Sprigiona energia mentre passa dalla bottiglia, dove ha aspettato il momento della sua rinascita, al flut che lo accoglierà e ci regalerà un connubio di sensazioni olfattive prima e gustative poi, ogni volta uniche ed irripetibili. Quasi tornano alla mente i palazzi reali di Francia dove calici infusi di questo vino degli dei, sfavillavano e passavano di mano in mano accompagnando eventi e feste, tra merletti, abiti fruscianti di sete e colore, parrucche e giochi di corte.

Oggi lo champagne occupa un posto importante nella storia dell’enologia e riveste un ruolo fondamentale in termini di eccellenze dei territori che lo producono. La sua consistenza, il suo impatto al palato ed i bouquet che sprigiona derivano dalla scelta accurata di uve o assemblaggio, la sua maturazione ed il degorgement, microclima e temperature ideali: ogni elemento partecipa tendendo alla perfezione, affinché il risultato sia stupefacente. L’origine dello champagne trova spazio in una regione nord orientale della Francia, più precisamente nella valle del Marna, in altitudine, presso l’Abbazia di Hautvillers; oggi la zona tra Reims ed Eparnay, con i suoi 30.000 ettari di vigne , è stata dichiarata patrimonio mondiale di Unesco (2015). Inizialmente questo vino non aveva bollicine; ci volle anzi del tempo perché l’aristocrazia francese si potesse abituare a questa nuova veste che si rivelò tale a causa di un repentino cambiamento climatico, avvenuto in un inverno del XV secolo e che portò alla mutazione del suo stato. Anzi per qualche tempo le vendite e la richiesta subirono un tracollo, fino a quando, i territori dell’Abbazia entrarono in possesso della chiesa cattolica, nel 1668, che affidò la risoluzione del problema ad un giovane monaco benedettino, Dom Pierre Perignon: si necessitavano entrate ed il problema andava risolto. Lo champagne doveva riacquistare mercato e quindi andava trovata una soluzione per riportare il vino alla sua origine . Nel contempo comunque questa sua connotazione stava diventando interessante ed all’improvviso divenne di grande moda tra i nobili ed agli eventi mondani: tanto fu apprezzata questa nuova nota " spumeggiante" che si decise di esaltare questa caratteristica e non di eliminarla.

Le maison

Sul mercato ne esistono di davvero prestigiose: abbiamo scelto di citarne alcune tra le più importanti, che hanno prodotto annate davvero straordinarie. In base alle proprie possibilità economiche si possono trovare bottiglie che stanno sotto il centinaio di euro o bottiglie da vera e propria collezione.

La maison Krug, fondata nel 1843 da Josef Krug e che seleziona uve in 250 vigneti differenti, ha prodotto Private Cuvè, una bottiglia il cui costo si aggira però intorno ai 1500 euro;

La maison Drappier ha invece lanciato Boerl & Kroff, un brut rosa ottenuto da Pinot Meunier e Pinot Nero con un costo di circa 1640 euro a bottiglia;

La maison Moet & Chandon, ha emozionato il mercato con una edizione limitata di Dom Perignon White Gold, una bottiglia decorata con una placca in oro bianco con un costo approssimativo di 1900 euro

La maison Krug Clos D’Ambonnay regala nella primavera del 2008 una collezione di bottiglie numerate, 3000 per la precisione, prodotte da un piccolo vigneto che la maison stessa possiede nel villaggio Grand Cru: il costo si aggira intorno ai 2300 euro a bottiglia.

Curiosità

La bottiglia con il costo più elevato è Gout de Diamant, firmata dal luxury designer Alexander Amosu, caratterizzata da una placca in oro bianco massiccio a 5 punte con diamanti 19 carati sulla quale è inciso a mano il brand. Questo champagne nasce dall’incontro di uve Pinot Meunier, Pinot Nero e Chardonnay ed ha un costo che si aggira intorno agli 1,5 milioni di euro.

Gli accostamenti

In realtà non crediamo esista cibo che non si possa accostare ad un buon champagne: carni bianche, pesce, crostacei e molluschi, primi piatti o piatti unici, esotici o mediterranei. Lo champagne sa accompagnare sempre in maniera ineccepibile ogni portata.

Come consumarlo

Sempre ben freddo, senza mai metterlo nel congelatore per la fretta o il poco tempo: organizzatevi per fare che raggiunga la temperatura ottimale in frigorifero. Il calice, flut dal gambo lungo, dovrà essere adeguato e mai tenuto per la coppa, cosicché non si alteri la sua temperatura e quindi, di conseguenza, il gusto. Personalmente trovo che il flut sia sempre la soluzione migliore, poiché racchiude in forma ottimale tutto ciò che ne esalteranno gusto e qualità olfattive: la classica coppa champagne disperde molto più in fretta tutte le connotazioni di questo vino, data la sua circonferenza più grande e la poca profondità.

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