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di Mariavittoria Sennati

LA FESTA DI SAN PIETRO E PAOLO A GENOVA

Aggiornamento: 2 ott 2020


“... verso la marina si giunge alla piaggia, denominata la Foce, dove sono da otto a dieci case con la chiesuola di San Pietro. E la piaggia è molto comoda e atta al varar delle navi (…) E in questa piaggia a tempi nostri si è edificato un amplissimo edificio quadrato e diviso in due parti, con chiostri e molte officine concedenti alla cura degli ammalati di morbo pestifero; alli quali, quando accade il bisogno è benissimo provveduto. E da questa fabbrica verso la montagna, in larghezza di un miglio e lunghezza due, sono bellissimi e fruttiferi orti coltivati con molta diligenza; per il che producono ogni specie ed ogni varietà di frutti ortilici e di erbe in grandissima abbondanza. E questo territorio è nominato il piano di Bisagno”

Questo brano tratto dagli Annali del Vescovo Giustiniani (1537) testimonia l'antica devozione dei Genovesi verso San Pietro. Del resto il nome di un quartiere di Genova, Sampierdarena, (Comune autonomo col nome di San Pier d'Arena fino al 1926) ricorda una antica leggenda secondo cui il Santo avrebbe riposato su quelle spiagge.. pardon arene.... dopo una veemente predica dalle parti di piazza Banchi cuore del Centro Storico genovese per convincere alla vera religione i sospettosi Liguri. La chiesa che sorse a Banchi in suo onore fu distrutta in un incendio nel Trecento e la chiesa di San Pietro della Foce fu demolita da una terribile mareggiata nel 1821, sostituita in seguito da una nuova Chiesa più grande e più resistente proprio a picco sulla scogliera, ma il culto di San Pietro a Genova è rimasto vivo più che mai. Alla sera della vigilia è ancora viva l'usanza di mettere all'aperto il barattolo con la chiara d'uovo che al mattina si sarà trasformata nel veliero del Santo, con cui si profetano meteo e mariti.

Lungo la Foce del Bisagno fino al borgo di Boccadasse per molti chilometri si snoda l'ultima domenica di giugno una Fiera ricchissima di articoli e bancarelle, e alla sera il Comune regala a genovesi e turisti meravigliosi fuochi d'artificio.

Anche a tavola i Genovesi doc hanno un occhio di riguardo al menu, preparando piatti a base di pesce (San Pietro è il Pescatore di anime) e anche le trattorie più tipiche non si scostano dalla tradizione: squisita è la zuppa di cozze accompagnata dalle caratteristiche gallette marinare di pane duro perfette per raccogliere il sughetto e impareggiabile il fritto misto di pesce, croccante e caldissimo, che può avere diverse declinazioni ma in cui non possono mancare assolutamente le acciughe nostrane e rigorosamente servito senza limone.

I dolci della giornata sono il latte dolce fritto, una crema pasticciera piuttosto densa impanata e fritta e i canestrelli, deliziosi fiorellini di pasta frolla fondente impolverati di zucchero al velo

RICETTA DEL LATTE DOLCE FRITTO

Ingredienti:

1 litro di latte intero, 150 g di zucchero, 200 g di farina, 4 uova intere e due torli, 1 limone non trattato, pan grattato, olio di semi di girasole o di arachidi, zucchero al velo

Montate le 4 uova e i due torli con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso, aggiungete il latte, la farina setacciata e la scorza grattugiata del limone. Portate sul fuoco molto basso e cuocete rimescolando continuamente fino all'addensamento. Versate la crema ancora calda su un piano od un vassoio unto con un velo d'olio e lasciatelo raffreddare a temperatura ambiente poi lasciatelo in frigorifero fino al giorno dopo. Tagliate quindi la crema a rombi di circa 3 5 cm di lato e passateli negli albumi sbattuti e poi nel pangrattato. Friggeteli in olio caldo , pochi per volta per non abbassarne la temperatura e scolateli nella carta assorbente. Spolverizzate con zucchero al velo e servite subito.

RICETTA DEI CANESTRELLI

ingredienti per 2 teglie da forno

350 g di farina 0 200 g burro 1 uovo diviso in chiara e torlo 100 g di zucchero 1 spruzzata di rum e una grattugiata di buccia di limone Preparare un normale frolla facendo la fontana con la farina e mettendo al centro lo zucchero il burro a pezzi, il torlo , la buccia e il rum; impastare il tempo necessario per amalgmare il tutto, creare il panetto e mettere in frigo avvolto nella pellicola per la solita oretta.

Stendere la pasta piuttosto alta (anche 3 cm) e con l'apposito stampo a margheritina tagliare i biscotti, impastare i ritagli con delicatezza semplicemente accoppiandoli senza lavorarli troppo e continuare a fare biscotti. Trasferirli nella placca e spennellarli con la chiara dell'uovo appena rotta con la forchetta.

Infornare a 140 gradi ventilato per 20 minuti e una volta freddi spolverare con lo zucchero al velo.

testo e foto di Mariavittoria Sennati

la foto della chiesa è presa da Wikipedia

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