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di Mariavittoria Sennati

Il Chianti DOCG Sorelli


L'attività commerciale della Vino Sorelli risale ai primi anni del 900, quando il bisnonno Angiolo da “sensale agricolo” comincia a specializzarsi nella distribuzione del vino, coinvolgendo nell'opera Gesualdo, uno dei suoi 15 figli.

L'interesse e le competenze nel mondo del vino si tramandano fin da sempre all'interno del nucleo familiare insieme con la proprietà

Fin da subito si radica lo stretto legame della famiglia con gli agricoltori ed i produttori locali. Il vino veniva prelevato dai contadini e consegnato ai consumatori, utilizzando le caratteristiche “damigiane”, contenitori in vetro soffiato a bocca, rivestiti con legno intrecciato e dotati di manici per il trasporto, di varie capacità dai 5 lt fino ai 60, prodotti nella vecchia vetreria del paese.

La consegna avveniva con i “barrocci” vecchi carri inizialmente trainati da buoi o cavalli e successivamente dotati di motore a scoppio, in considerazione delle condizioni generali della rete viaria nella prima metà dello scorso secolo, il carico del barroccio per la stabilità del carico ed il successivo trasporto erano da considerasi a buon diritto una vera e propria arte.

Il continuo aggiornamento della catena di imbottigliamento portano l’azienda Sorelli all’attuale potenzialità produttiva di ca. 10.000 pz/ora. Nonostante l’ultimo periodo abbia registrato ad una certa qual generalizzata contrazione dei consumi, il gruppo consolida comunque le sua presenza sul mercato con milioni di pezzi di imbottigliati annualmente. Tutto ciò permette all’azienda di poter rivolgere la sua offerta ad un’amplissima tipologia di clienti.

Lo storico e profondo legame dell’azienda con centinaia di produttori locali, rappresenta una delle peculiarità più apprezzate e ricercate anche da altre cantine. Centinaia e centinaia di piccole realtà affidano annualmente le loro produzioni all’azienda Sorelli che diventa egregio tramite tra i piccoli produttori diretti, i più grandi imbottigliatori nazionali e i consumatori di tutto il mondo. A tutt’oggi l’azienda rappresenta un punto fermo, nell’ambito del settore vitivinicolo, per capacità produttiva e rapporto qualità/prezzo di qualsivoglia prodotto Toscano, grazie appunto alla radicata presenza diretta in tutte le zone di produzione dei più importanti vini Toscani.

Il territorio di produzione del vino Chianti Classico è il cuore collinare della Toscana Centrale tra la città di Firenze (a nord) e quella di Siena (a sud); tra le vallate della Greve, della Pesa e dell'Elsa (a ovest), e i monti del Chianti (ad est). In questa terra già abitata da Etruschi e Romani, si trovano numerose vestigia di questi popoli già dediti alla coltivazione della vite. Terra di battaglia tra Siena e Firenze in tempi Medievali, furono costruiti borghi, castelli, roccaforti, trasformati poi, in tempi di pace, in ville e dimore ancora visibili. In quel periodo si intensifica la coltivazione del vigneto fino a far divenire il vino Chianti Classico il perno dell’economia e cominciando la commercializzazione in tutto il mondo conosciuto. Il primi documenti ufficiali riguardante transazioni di vino del Chianti Classico sono datati intorno al 1300, per svilupparsi progressivamente. Ma è intorno al 1700 che, con la rinascita agraria della Toscana e l'organizzazione del lavoro a mezzadria, la sistemazione poderale e la costruzione di case coloniche, consacrano definitivamente la zona alla coltivazione della vite.

La delimitazione della zona vinicola è sancita in un Decreto Ministeriale del 1932 che definisce il Chianti Classico “zona di origine più antica”, comprendendo in tutto od in parte i comuni di: Greve in Chianti, Castellina in Chianti, Gaiole, Radda in Chianti, Barberino Val d'Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano Val di Pesa, Tavarnelle Val di Pesa. In tale decreto vengono fissati anche i metodi di coltivazione, gli uvaggi presenti ed i massimali di produzione, oggi fissati in HL 52,5 ad ettaro. Nel 1984 il Chianti Classico ottiene la denominazione di origine controllata e garantita. Tale denominazione oltre all’origine, garantisce la qualità del vino Chianti Classico, tramite analisi chimiche ed assaggi da esperti degustatori.

Vitigni: Sangiovese. L'uva più importante che contribuisce a creare il Chianti Classico con una percentuale che dal 75 giunge al 90% è il Sangiovese. E' questo un vitigno di ormai certa origine toscana e che oggi contraddistingue tutti i più importanti vini rossi Doc e Docg dell'Italia centrale. E' però un'uva molto sensibile ai fattori esterni, si tratti di terreno o di clima, la sua maturazione non è certo precoce ed anche discontinua; è però raro individuare un altro vitigno che sappia così bene interpretare le caratteristiche di un suolo e modificare i propri profumi a seconda del terreno su cui nasce, cosicché un bouquet floreale rimanda alle arenarie, i frutti di bosco al calcare, il tabacco fresco al tufo. Ma sempre si deve ritrovare, quale che sia la zona di origine, quel sentore di viola mammola che lo stesso disciplinare di produzione individua come elemento caratterizzante e specifico del Chianti Classico.

Degustazione: per degustare al meglio il Chianti Classico, la bottiglia deve essere aperta qualche ora prima, permettendo al vino di ossigenarsi e sprigionare tutti i suoi profumi.

La temperatura ideale di servizio è di 16-18 gradi; se più elevata si rischia di soffocare nell’alcolicità ogni bouquet, se inferiore si accentua la percezione della componente acida.

E’ inoltre importante, quale che sia l’abbinamento, scegliere il bicchiere giusto: per valorizzare un Chianti Classico è necessario servire il vino in un calice a tulipano, con la bocca leggermente a restringersi, per esaltarne il bouquet.

Abbinamenti : ottimo per accompagnare carni rosse cotte alla griglia, piatti di selvaggina, arrosti, brasati o formaggi stagionati, il Chianti Classico ha superato brillantemente la prova con abbinamenti del tutto insoliti, tra cui piatti etnici, anche molto speziati, della cucina cinese e indiana, nonché il sushi giapponese entrato ormai a far parte delle nostre abitudini gastronomiche.

Io l'ho servito con successo con una fumante trippa alla fiorentina.

Testo di Mariavittoria Sennati

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